Il rating d’impresa e il Modello 231

L’esigenza di contrastare la corruzione negli appalti pubblici,uno dei settori considerato tra i più esposti al rischio di fenomeni corruttivi, ha portato il legislatore ad inserire nel nuovo Codice degli appalti lo strumento del rating d’impresa.

Introdotto dall’art. 83 del D.lgs. 50/2016 è uno strumento per la qualificazione delle imprese finalizzato a definire, attraverso una apposita certificazione, una valutazione sulla capacità strutturale e sull’affidabilità delle imprese che intendano accedere alle gare d’appalto.

Il rating d’impresa,introdotto presso l’ANAC, l’Autorità Nazionale Anti Corruzione, si fonda su requisiti reputazionali che incidono sul punteggio assegnato all’impresa, valutati sulla base di indici qualitativi e quantitativi, oggettivi e misurabili, cui è assegnato un determinato valore numerico.

Il nuovo istituto del rating d’impresa si sovrappone in parte, al diverso e previgente istituto del rating di legalità, anch’esso strumento di verifica della capacità, tecnica e morale, delle imprese che partecipano alle procedure di gara e del quale viene tenuto conto in sede di concessione di finanziamenti da parte di amministrazioni pubbliche nonché di accesso al credito bancario.

Il rating di impresa, a differenza del rating di legalità, è applicato ai soli fini della qualificazione delle imprese e non può essere oggetto di valutazione ai fini dell’attribuzione di punteggi connessi al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

Il sistema di valutazione connesso al rating d’impresa si fonda su requisiti tra i quali l’adozione da parte delle imprese di un idoneo ed efficace Modello Organizzativo 231 previsto dal D. Lgs 231 del 2001.

Numerosi sono i vantaggi infatti per le imprese che, in tema di gare di appalto, si adeguano al rating ad esempio per le società possedenti rating di legalità e Modello Organizzativo 231 è previsto uno sgravio del 30% dei costi della garanzia per la partecipazione alla procedure di gare pubbliche così come riportato dall’art. 93 comma 7 del D.lgs. 50/2016.

Marta Galanzino

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